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Visualizza articoli per tag: opere misericordia

Giovedì, 30 Agosto 2018 18:58

Insegnare agli ignoranti

Anche questa Opera di Misericordia si presenta come un’azione reversibile, infatti si può insegnare solo se ci è stato insegnato. Un detto popolare romanesco ricorda che “nessuno nasce imparato”, a sottolineare che tutti dobbiamo imparare. Il salmo 78, 3-7 aggiunge che non solo dobbiamo imparare ma dobbiamo anche insegnare: “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, e i figli che nasceranno”. Il salmista esplicitamente ci ricorda che i primi insegnanti sono i genitori che hanno il compito di educare i figli; sono loro i veri maestri che hanno il diritto-dovere, nonché la responsabilità, della crescita spirituale e morale dei figli seguendo gli insegnamenti della Chiesa.
Gli Apostoli, poi, hanno ricevuto espressamente da Gesù il compito di insegnare:Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mt 16, 15-16). Anche la Vergine a La Salette, al termine del suo Messaggio, dice: “Andate e fatelo conoscere a tutto il mio popolo”. San Paolo scrive: “Per me evangelizzare è un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo”. (1° Cor 9,16). Questo mandato missionario diventa per ogni cristiano vocazione essenziale, e non solo compito di alcuni specializzati. “Tutta la Chiesa è missionaria e l’opera evangelizzatrice è dovere fondamentale del popolo di Dio” (Conc. Vat. II°).

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Venerdì, 06 Luglio 2018 11:45

Consigliare i dubbiosi

PREMESSA

Con lo scorso numero della rivista abbiamo finito di “riflettere” sulle Opere di Misericordia Corporali ma, obbedendo all’invito fatto da Papa Francesco che, nel chiudere l’anno della Misericordia, esorta a non smettere di pensare alle opere della Carità, continuiamo le nostre semplici riflessioni considerando le Opere di Misericordia Spirituali. Esse si riferiscono alle “necessità” che colpiscono ed interessano l’anima e lo spirito. Sappiamo però che questa suddivisione è una forzatura che risale al medio evo, in quanto ogni atto di carità si ripercuote sulla totalità della persona che lo riceve. Mentre nel Vangelo sono ben elencate le Opere Corporali, sulle quali saremo giudicati, le Opere Spirituali sono “sparse” e si evidenziano volta per volta osservando le parole ed il comportamento di Gesù. Un’altra differenza fra le due Opere è che, per esempio, chi “dà da mangiare” di solito non è affamato e chi “alloggia il pellegrino” evidentemente ha una casa e così via. Quelle Spirituali, invece, sono “ambivalenti”: chi le esercita può essere consigliere ma può anche essere dubbioso ed avere bisogno di essere consigliato; può essere insegnante ma può avere bisogno di essere istruito; può consolare ma anche avere bisogno di essere consolato ecc.

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Giovedì, 03 Agosto 2017 13:18

Seppellire i morti

PREMESSA
Seppellire i morti è, nell’elenco, l’ultima delle Opere di Misericordia Corporale ma, forse, la più antica. A differenza del comportamento degli animali l’uomo, fin dall’antichità, seppellisce i morti, li tutela e non lascia che vengano dilaniati dai predatori. Gli archeologi ci dicono che le prime tracce di sepoltura dei morti risalgono a circa 9.OOO anni a.C.
Il culto dei morti era presente in tutte le culture, la non sepoltura era considerata un male orribile ed era la sorte che toccava agli empi abbandonati al disprezzo. La Bibbia ricorda che il pio e vecchio ebreo Tobi, di notte, dietro le mura di Ninive, raccoglie i cadaveri per dare loro degna sepoltura rischiando la morte. Il dovere di dare sepoltura per gli ebrei è espresso chiaramente nel libro del Siracide: “Figlio versa lacrime sul morto e, come uno che soffre, inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba.” (38, 16). Il rispetto per i morti si fonda sulla credenza che il defunto continuerà eternamente la sua vita in un altro mondo. Per noi cristiani questa verità è fondamentale e la professiamo recitando il Credo. Lo chiarisce il dialogo, davanti alla tomba di Lazzaro, fra Gesù e Marta: “Gesù le disse: tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: so che risorgerà nella resurrezione dell’ultimo giorno. Gesù le disse: io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque crede in me, non morrà in eterno.” (Gv 11, 23-26). La sepoltura è l’atto estremo della dimostrazione del nostro amore verso l’estinto. Rispettare la salma vuol dire onorare la “persona” nella sua totalità: anima e corpo, perché è mediante il corpo, unico ed irripetibile, che ognuno di noi attraversa il tempo, fa parte dell’umanità ed attua il progetto di Dio.

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Lunedì, 30 Novembre -0001 00:00

Visitare i carcerati

“Visitare i carcerati” è, forse l’Opera di Misericordia corporale più complicata e difficile.
Per aiutarmi a trattare quest’argomento sono stata cortesemente ricevuta da Padre Vittorio Trani, provinciale dei Frati Minori Conventuali della provincia di Roma, da 35 anni cappellano del carcere di Regina Coeli, casa circondariale di Roma, nonché padre spirituale della Società Sportiva Lazio, che con disponibilità e pazienza ha risposto alle mie domande e che ringrazio vivamente.

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Martedì, 11 Luglio 2017 06:00

Alloggiare i pellegrini

La IV opera di Misericordia ci invita ad alloggiare i pellegrini. Questa consuetudine ha origini antichissime. Nella Bibbia, infatti, l’ospite assume una certa sacralità ricordando l’episodio di Abramo quando, nella terra di Mamre, accoglie, nel migliore dei modi il Signore che, nelle sembianze di tre uomini misteriosi, gli profetizza la nascita di un figlio. Riferendosi a questo avvenimento Paolo dice “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola, senza saperlo, hanno accolto degli angeli” (Eb 3,2).

Il Levitico insiste dicendo “Il forestiero dimorante tra voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Lv 19,34). Significativa è l’attenzione con la quale la donna Sunammita, non solo ospita il profeta Eliseo, ma addirittura gli allestisce “una piccola stanza in muratura” (2 Re 4,10).

Il Nuovo Testamento è costellato di episodi che sottolineano il valore dell’ospitalità: pensiamo alle nozze di Canaa. Gesù, lasciata Nazaret, va ad abitare a Cafarnao ed è accolto nella casa di Pietro; accetta il “grande banchetto” nella casa di Levi; è ospite di Marta e Maria presso Lazzaro…

Nell’Apocalisse, parlando alla Chiesa di Laodicea, Gesù dice “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e lui con me” (Ap 3,20). Sintetizza questa carità la regola che San Benedetto scrive nel V secolo “Tutti gli ospiti che si presentano al monastero devono essere accettati come Cristo perché Egli stesso dirà un giorno “Ero pellegrino e mi avete ospitato” (n 53,1).

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Parola per oggi

Sante Messe

Domenica,    8:30; 10:00;  11:30;  18:30

Lun-Sab,       9:00;  18:30

 

Pro Memoria

L'umanità è una grande e  immensa famiglia ... Troviamo la dimostrazione di ciò da quello che ci sentiamo nei nostri cuori a Natale.
(Papa Giovanni XXIII)

Parrocchia Nostra Signora de La Salette
Piazza Madonna de La Salette 1 - 00152 ROMA
tel. e fax 06-58.20.94.23
e-mail: email
Settore Ovest - Prefettura XXX - Quartiere Gianicolense - 12º Municipio
Titolo presbiterale: Card. Polycarp PENGO
Affidata a: Missionari di Nostra Signora di «La Salette» (M.S.)
 

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