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Visualizza articoli per tag: opere misericordia corporali

Giovedì, 03 Agosto 2017 13:18

Seppellire i morti

PREMESSA
Seppellire i morti è, nell’elenco, l’ultima delle Opere di Misericordia Corporale ma, forse, la più antica. A differenza del comportamento degli animali l’uomo, fin dall’antichità, seppellisce i morti, li tutela e non lascia che vengano dilaniati dai predatori. Gli archeologi ci dicono che le prime tracce di sepoltura dei morti risalgono a circa 9.OOO anni a.C.
Il culto dei morti era presente in tutte le culture, la non sepoltura era considerata un male orribile ed era la sorte che toccava agli empi abbandonati al disprezzo. La Bibbia ricorda che il pio e vecchio ebreo Tobi, di notte, dietro le mura di Ninive, raccoglie i cadaveri per dare loro degna sepoltura rischiando la morte. Il dovere di dare sepoltura per gli ebrei è espresso chiaramente nel libro del Siracide: “Figlio versa lacrime sul morto e, come uno che soffre, inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba.” (38, 16). Il rispetto per i morti si fonda sulla credenza che il defunto continuerà eternamente la sua vita in un altro mondo. Per noi cristiani questa verità è fondamentale e la professiamo recitando il Credo. Lo chiarisce il dialogo, davanti alla tomba di Lazzaro, fra Gesù e Marta: “Gesù le disse: tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: so che risorgerà nella resurrezione dell’ultimo giorno. Gesù le disse: io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque crede in me, non morrà in eterno.” (Gv 11, 23-26). La sepoltura è l’atto estremo della dimostrazione del nostro amore verso l’estinto. Rispettare la salma vuol dire onorare la “persona” nella sua totalità: anima e corpo, perché è mediante il corpo, unico ed irripetibile, che ognuno di noi attraversa il tempo, fa parte dell’umanità ed attua il progetto di Dio.

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Lunedì, 30 Novembre -0001 00:00

Visitare i carcerati

“Visitare i carcerati” è, forse l’Opera di Misericordia corporale più complicata e difficile.
Per aiutarmi a trattare quest’argomento sono stata cortesemente ricevuta da Padre Vittorio Trani, provinciale dei Frati Minori Conventuali della provincia di Roma, da 35 anni cappellano del carcere di Regina Coeli, casa circondariale di Roma, nonché padre spirituale della Società Sportiva Lazio, che con disponibilità e pazienza ha risposto alle mie domande e che ringrazio vivamente.

Pubblicato in Vita Parrocchiale
Venerdì, 21 Luglio 2017 17:15

Visitare gli infermi

E’ luogo comune catalogare in quattro rapporti fondamentali le difficoltà che condizionano la vita dell’uomo:
- rapporto con se stessi, con il proprio corpo che, quando si “complica” diventa, per motivi fisici o psichici, in senso lato, malattia;
- rapporto con le cose, con la società e con i beni materiali che, anche se per cause accidentali, può “peggiorare” e diventare povertà;
- rapporto con Dio e con il prossimo che, se si” interrompe” diventa peccato;
- rapporto con la natura che quando “degenera” diventa causa di catastrofi, carestie, desertificazioni, inquinamenti… che hanno come conseguenze malattie, povertà e ribellioni.

Malati, poveri e peccatori sono le tre categorie di persone predilette da Gesù. Lo dice espressamente rispondendo ai discepoli del Battista: «Andate a riferire a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano e ai poveri è annunciato il Vangelo.» (Mt 11,4-5)

Dio non ha creato la malattia ma essa è entrata nel mondo in conseguenza del peccato originale e, prima o poi, tocca tutti. La scienza ha tentato e tenta di curarla e, per alcune patologie, vi è anche riuscita ma non è mai riuscita a dare una spiegazione ed un senso al dolore ed alla sofferenza. Nemmeno Gesù, Dio diventato uomo, ha spiegato il dolore, anzi, lo ha vissuto fino alla drammaticità della morte.

Gesù però si prodiga in tutti i modi per alleviare la sofferenza e lo dimostrano i numerosi miracoli di guarigione narrati dai Vangeli. Gesù si avvicina ai malati, parla con loro, li tocca, non teme né il contagio né l’impurità e soprattutto non li esorta alla pazienza e alla rassegnazione ma “agisce” subito, come con il Centurione al quale dice: «Verrò e lo guarirò.» (Mt 8,7)
Gesù poi considera il malato una persona nella sua totalità infatti non solo lo risana ma gli perdona i peccati: è medico del corpo e dello spirito.

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Martedì, 11 Luglio 2017 06:00

Alloggiare i pellegrini

La IV opera di Misericordia ci invita ad alloggiare i pellegrini. Questa consuetudine ha origini antichissime. Nella Bibbia, infatti, l’ospite assume una certa sacralità ricordando l’episodio di Abramo quando, nella terra di Mamre, accoglie, nel migliore dei modi il Signore che, nelle sembianze di tre uomini misteriosi, gli profetizza la nascita di un figlio. Riferendosi a questo avvenimento Paolo dice “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola, senza saperlo, hanno accolto degli angeli” (Eb 3,2).

Il Levitico insiste dicendo “Il forestiero dimorante tra voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Lv 19,34). Significativa è l’attenzione con la quale la donna Sunammita, non solo ospita il profeta Eliseo, ma addirittura gli allestisce “una piccola stanza in muratura” (2 Re 4,10).

Il Nuovo Testamento è costellato di episodi che sottolineano il valore dell’ospitalità: pensiamo alle nozze di Canaa. Gesù, lasciata Nazaret, va ad abitare a Cafarnao ed è accolto nella casa di Pietro; accetta il “grande banchetto” nella casa di Levi; è ospite di Marta e Maria presso Lazzaro…

Nell’Apocalisse, parlando alla Chiesa di Laodicea, Gesù dice “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e lui con me” (Ap 3,20). Sintetizza questa carità la regola che San Benedetto scrive nel V secolo “Tutti gli ospiti che si presentano al monastero devono essere accettati come Cristo perché Egli stesso dirà un giorno “Ero pellegrino e mi avete ospitato” (n 53,1).

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Parola per oggi

Sante Messe

Domenica,    8:30; 10:00;  11:30;  18:30

Lun-Sab,       9:00;  18:30

 

Pro Memoria

L'umanità è una grande e  immensa famiglia ... Troviamo la dimostrazione di ciò da quello che ci sentiamo nei nostri cuori a Natale.
(Papa Giovanni XXIII)

Parrocchia Nostra Signora de La Salette
Piazza Madonna de La Salette 1 - 00152 ROMA
tel. e fax 06-58.20.94.23
e-mail: email
Settore Ovest - Prefettura XXX - Quartiere Gianicolense - 12º Municipio
Titolo presbiterale: Card. Polycarp PENGO
Affidata a: Missionari di Nostra Signora di «La Salette» (M.S.)
 

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