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KRZYZ

Apr 7, 2017

Domenica delle Palme – Anno A – 9 aprile 2017

 

Le letture liturgiche di questa ultima domenica di quaresima, un tempo conosciuta come domenica di Passione, ci introducono alla Settimana Santa, e ci rendono quanto mai partecipi delle sofferenze di Cristo che affronta la Sua dolorosa passione.

Nella prima lettura, il Profeta Isaia attraverso il canto del Servo sofferente, sembra descrivere in anticipo la vita e la passione di Gesù. Il suo atteggiamento di fiducia in Dio e di amore per i fratelli lo lascia in una suprema libertà di fronte ad ogni prova. Egli ha la certezza che la sua missione non è vana.

Nella seconda lettura S.Paolo, con l’Inno Cristologico, rivela il mistero dell’abbassamento di Cristo e l’intervento di Dio in Suo favore: il Padre lo esalta, ponendolo al di sopra di tutte le cose e di tutti gli esseri viventi.

Il racconto della passione, tratta dal Vangelo di Matteo, va meditata nel silenzio. Si può percepire così il crescendo di solitudine di Gesù a partire dall’ultima cena: solo nell’orto degli ulivi, solo davanti al Sinedrio, solo di fronte a Pilato, solo sul Golgota. E quanto ai suoi discepoli: uno lo tradisce, un altro lo rinnega, i restanti prendono la fuga al momento dell’arresto. Tutto si presenta come una disfatta totale, un assurdo, una follia, ma è la follia di un Dio che per salvarci, ha scelto la morte di croce.

Dal Vangelo secondo Matteo
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
Dite alla figlia di Sion:
Ecco, a te viene il tuo re,
mite, seduto su un’asina
e su un puledro, figlio di una bestia da soma.
discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava:
«Osanna al figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Mt 21,1-11

Matteo nel suo vangelo ha sempre messo in evidenza che il centro dell'attività di Gesù è la Galilea e Gerusalemme è la città del rifiuto dove vive il popolo che gli prepara la croce. L'ingresso in Gerusalemme va visto perciò sotto questo aspetto.
Il brano inizia citando il monte degli Ulivi che dista da Gerusalemme il cammino di un sabato (At 1,12), e al tempo di Gesù era considerato il luogo dal quale il Messia, con ogni probabilità, si sarebbe manifestato.

La narrazione è sviluppata in modo da preparare la citazione (9.9) del profeta Zaccaria:
Ecco, a te viene il tuo re,mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma .
Nella citazione viene però tralasciato Egli è giusto e vittorioso, perchè Gesù viene nelle vesti del re mansueto, non come re che punisce e giudica.
I due discepoli che agiscono secondo la direttiva di Gesù non trovano ostacoli nel chiedere gli animali al loro padrone, pongono perciò sulle due bestie dei mantelli come sella o come ornamento e Gesù siede sull'asina e sul suo puledro. (In oriente gli asini si cavalcano in modo tale da tenere entrambe le gambe dalla stessa parte. Gesù, seduto sull'asina, ha usato il puledro, più basso dell'asina, per appoggiarvi i piedi.) L'immagine dell'asina e del suo puledro era il segno (in base alla profezia) dal quale Gerusalemme avrebbe dovuto riconoscere il suo re.

La folla enorme che accompagna Gesù è quella dei pellegrini, che arrivavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua, non quella degli abitanti di Gerusalemme. In vista della città questi pellegrini stendono sulla strada i loro mantelli e rami recisi dagli alberi. Il primo gesto fa parte del rituale di intronizzazione; il secondo può essere considerato un atto di omaggio. La folla gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

L'acclamazione "benedetto colui che viene nel nome del Signore" (Sal 118,26) era in origine un grido di saluto per i pellegrini alla porta del tempio - qui ha anche un significato escatologico: anche il Cristo della parusia sarà salutato così (Mt 23,39) mentre l'osanna conclusivo invita gli angeli del cielo a unirsi all'esultanza.
Soltanto quando Gesù fa il suo ingresso attraverso la porta aurea,* la città si agita. I suoi abitanti non gli sono andati incontro, hanno avuto lo stesso atteggiamento tenuto all'annuncio della sua nascita (Mt 2,3-8). Gesù, che viene da Nazareth, un angolo sconosciuto della Galilea, è uno sconosciuto per gli abitanti di Gerusalemme!
Lo scopo di Matteo è quello di prepararci all’umiliazione del Messia, non nella gloria viene ora il Signore, ma nell’umiltà!

*La porta aurea o Porta Est è stata chiusa da secoli e secondo la tradizione sarebbe in attesa di una miracolosa apertura quando il Messia arriverà ed i morti resusciteranno.

Dal libro del profeta Isaia
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Is 50,4-7

In questo carme del Servo sofferente, il profeta (Deuteroisaia) descrive la persecuzione di cui il Servo di JHWH è oggetto; poi passa a descrivere la sua reazione personale:
…Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Nella difficile situazione in cui si trova, il Servo non si difende con la forza, e neppure fa ricorso, come aveva fatto Geremia, alla violenza verbale contro i suoi avversari; al contrario, fortificato dalla sua fiducia in Dio, resta fermo come una roccia senza venir meno alla sua missione. La sua forza d’animo gli deriva dalla certezza che Dio porterà a termine il Suo progetto nonostante tutte le contestazioni. Egli dimostra così di non cercare il proprio successo personale, ma la realizzazione di quanto va annunziando, anche se ciò dovesse costargli la vita.
Fa impressione vedere come la profezia del Servo sofferente, sembra descrivere in anticipo di 550 anni, la vita e la passione di Gesù.
Dalla lettera di S Paolo apostolo ai Filippesi
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Fil 2,6-11

Questo brano tratto dalla lettera ai Filippesi è il famoso inno Cristologico. Il testo, preesistente e appartenente ai testi utilizzati dai primi cristiani nella liturgia, è stato inserito dall'apostolo Paolo in un brano esortativo, ma di alto valore teologico.
Dai primi versetti ci presenta Gesù partecipe della natura divina, essendo egli immagine di Dio, che non si è avvalso di questa condizione, ma ha scelto di condividere con la condizione umana l’esistenza di tutti gli uomini. L'abbassamento di Gesù giunge sino alla morte che l'umanità subisce a causa del peccato. E' la sua obbedienza che lo spinge ad assumere la condizione mortale che invece gli altri uomini subiscono per la loro disobbedienza. In questo versetto, gli esperti dicono, che sembra certa l'aggiunta di Paolo: fino alla morte e a una morte di croce, che presenta la sua “theologia crucis “e rafforza l'idea dell'umiliazione di Gesù che giunge sino all'esperienza infamante del condannato alla morte di croce.
Nella seconda parte dell'inno ci viene presentata la conseguenza del gesto di Gesù, e l'azione passa di mano ed è Dio che agisce e innalza Gesù. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!».
L'inno dunque ci presenta Gesù come l'uomo che non ha tradito il progetto originario di Dio e con la sua obbedienza si è fatto solidale con tutta l'umanità. Paolo ricorda così ai cristiani di Filippi che essi sono inseriti vitalmente nella vicenda di Gesù e dunque nella logica del progetto del Padre, che diventa così anche indicazione per il loro agire concreto nella storia.
°°°°°
Passione di nostro Signore Gesù Cristo
(secondo Matteo (27,11-54)
....
I due capitoli del Vangelo di Matteo che riportano la passione del Signore, si articolano su sei scene che si susseguono con immediatezza e drammaticità ma che hanno tutte racchiuso in sé un messaggio e un seme di salvezza.
La cena pasquale celebra il mistero della continua presenza di Gesù in mezzo al suo popolo.
Nel Getsemani Gesù è il modello del perfetto orante che sperimenta l’”agonia” del silenzio dell’amicizia umana e della stessa vita.
Nell’arresto Gesù ribadisce il suo appassionato amore per il perdono e per la non-violenza.
Il processo giudaico è dominato dall’ultima rivelazione messianica e divina di Gesù davanti al suo popolo: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».
Il processo romano sancisce la scelta della folla di Gerusalemme e svela l’indifferenza ed anche la viltà di Pilato, ma anche la simpatia dei pagani (rappresentati dalla moglie di Pilato).
Per la crocifissione è presente tutto il cosmo con le sue forze (tenebre e terremoto), l’umanità che bestemmia, ma è presente anche la Chiesa dei nuovi credenti (il centurione che esclama: «Davvero costui era Figlio di Dio!».).
Infine i morti che sorgono dai sepolcri rappresentano la nuova umanità liberata da Cristo.

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Le parole di Papa Francesco

“Chi sono io davanti a Gesù?
Sono capace di esprimere la mia gioia e di lodarlo o prendo distanza? Chi sono io davanti a Gesù che soffre?
Abbiamo sentito tanti nomi, sacerdoti farisei, maestri della legge che avevano deciso di ucciderlo, aspettavano l’opportunità di prenderlo… Sono io uno di loro?
Abbiamo sentito un altro nome: Giuda, 30monete… Sono io Giuda?
I discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva… La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli che non capivano cosa fosse tradire Gesù? O quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada, sono io come loro?
Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il maestro per consegnarlo, per tradirlo, sono io traditore?
Sono io come quei dirigenti che fanno di fretta il tribunale e cercano falsi testimoni? Quando faccio queste cose credo che con questo salvo il popolo?
Sono io come Pilato quando vedo che la situazione è difficile e mi lavo le mani e non so assumere la responsabilità, lascio la nave o condanno io le persone?
Sono io quella folla che non sapeva bene se era in una riunione radiosa, in un giudizio, in un circo? Sceglie Barabba, che era più divertente per umiliare Gesù.
Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, sputano addosso, insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?
Sono io il Cireneo che tornava da lavoro ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?
Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e facevano di Gesù motivo di beffa? Sono io come quelle donne coraggiose e come la mamma di Gesù che erano lì, soffrivano, in silenzio?
Sono io come Giuseppe, il discepolo che porta il corpo di Gesù per dargli sepoltura?
Sono io come le Marie che rimangono alla porta del sepolcro? Sono io come i dirigenti che vanno da Pilato il giorno seguente e bloccano il sepolcro per difendere la dottrina?
Dove è il mio cuore?
A quale di queste persone io assomiglio?
Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana”.

Dall’omelia di Papa Francesco Domenica delle Palme 2014

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Pro Memoria

L'umanità è una grande e  immensa famiglia ... Troviamo la dimostrazione di ciò da quello che ci sentiamo nei nostri cuori a Natale.
(Papa Giovanni XXIII)

Parrocchia Nostra Signora de La Salette
Piazza Madonna de La Salette 1 - 00152 ROMA
tel. e fax 06-58.20.94.23
e-mail: email
Settore Ovest - Prefettura XXX - Quartiere Gianicolense - 12º Municipio
Titolo presbiterale: Card. Polycarp PENGO
Affidata a: Missionari di Nostra Signora di «La Salette» (M.S.)
 

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